Meet – contro l’islamofobia

CHI

La Fondazione Albero Della Vita è una Onlus e ONG nata in Italia nel 1997.
La sua principale missione è proteggere la vita di bambini in difficoltà.
Il suo principio è trasformare il disagio in una nuova opportunità.
Sul territorio italiano gestisce servizi per la tutela dei minori e sostegno alla maternità.
A livello internazionale gestisce progetti di cooperazione allo sviluppo, campagne di sensibilizzazione e formazione nelle scuole su tematiche come l’equità, diritti dei minori, migrazione.

Negli anni precedenti avevamo già progettato insieme il sito mujeres andinas: è un progetto volto a rafforzare in Perù il ruolo delle donne nell’agricoltura locale; insieme abbiamo adattato il sito istituzionale alla versione multilingue.

La nostra collaborazione è ripresa nel 2019 per l’impostazione della comunicazione del progetto MEET che, con 9 partner europei, è attivo in 6 nazioni; oltre all’Italia: Belgio, Polonia, Ungheria, Francia e Bulgaria.

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M.E.E.T. è l’acronimo di  More Equal Europe Together.
Gli episodi di discriminazione e razzismo contro i musulmani  in Europa sono sempre più frequenti.
Alimentati per demagogia politica, i pregiudizi di religione, etnia e classe sociale sono più cattivi e vigliacchi contro le donne perché sono amplificati da un maschilismo misogino, in Europa ancora latente, che viene spesso moltiplicato (e “sdoganato”) dai social media.
Le vittime molto spesso sono anche bambine e ragazze: per loro, ai vari tipi di prevaricazione, si aggiunge quello di certi adulti contro i minori, che hanno meno forza e strumenti per difendersi.

MEET propone quattro azioni:

  1. Creazione di osservatori locali di monitoraggio degli episodi di razzismo e discriminazione, cui rispondere attraverso piani d’azione concordati con le autorità locali.
  2. Laboratori per imparare a fare video e a gestire dibattiti, per creare delle competenti squadre di ragazze capaci di comunicare bene, definite equity defenders
  3. Attività di patrocinio legale a livello europeo per fare rete con le istituzioni
  4. Diffusioni di contro-narrazioni: per combattere la propaganda islamofoba e misogena le giovani contro-narratrici sono facilitate e incoraggiate, in modo che siano capaci di coinvolgere la loro generazione.

Esigenze del cliente: 

  • logo del progetto;
  • elementi grafici di base declinati su supporti cartacei e online;
  • progettazione di gadget per campagna;
  • sito web in molto semplice in cui far vedere ai partner, alleati, scuole, policy makers e istituzioni gli avanzamenti del progetto.

COSA E COME

Già durante le altre collaborazioni con la fondazione c’era stata una buona sinergia: quando condividi i valori e l’etica, il lavoro viene più affiatato e si arriva più direttamente allo scopo. Nella nostra esperienza di smarketing°, quasi sempre il risultato che ne deriva è più “buono e bello” cioè efficace (si spiega meglio, diffonde meglio la proposta e invita meglio il pubblico all’azione desiderata)  e bello esteticamente (la bellezza è soggettiva, ma più oggettive sono l’armonia tra le parti, la riconoscibilità singolare, la citazione degli stili tradizionali, quella che noi chiamiamo “eleganza sobria”)
Noi abbiamo deciso di lavorare solo per clienti che ci assomigliano; e loro ci somigliano molto.

Identità visiva

Il logo, per noi, non è la cosa più importante; ma spesso è la prima in ordine cronologico.
Per una tematica delicata come l’islamofobia contro le donne, abbiamo cercato di non cadere in stereotipi e cliché.
Prima di cominciare la progettazione del logo ne abbiamo parlato a lungo con Progetto Aisha, secondo partner italiano di MEET, un’associazione di donne musulmane.
Il loro contributo è stato veramente creativo: abbiamo scelto insieme di non usare icone raffiguranti delle donne ma, come nella tradizione calligrafica araba, affidarci unicamente alla scrittura.
Abbiamo quindi deciso di riprendere il concetto già presente nell’acronimo del progetto, MEET: la parola incontro.
Ne è sortito un logo in cui la parola meet, scritta con caratteri latini, incontra la stessa parola in caratteri arabi, creando una sinergia di forme che si integrano senza che una sia superiore all’altra,

L’incontro dei due alfabeti, seppur diversi nella forma e nel senso di lettura, è armonico. Attraverso la loro unione abbiamo voluto trasmettere l’incontro tra  semplicità ed eleganza, delicatezza e forza. I caratteri scelti, Livvic per l’alfabeto latino e Scheherazade per l’arabico, sono entrambi pubblicati sotto licenza OFL (OPEN FONT LICENSE) e disponibili sula piattaforma fonts.google.com.

Concorrono a creare l’identità visiva anche la palette di colori (blu, ciano, carta da zucchero, fucsia, viola e bianco) con cui abbiamo creato sfondi sfumati e a cui abbiamo sovrapposto dei motivi/pattern che richiamo le forme usate nella tradizione artistica araba.

Come raffigurare le donne?

Come raffigurare però le protagoniste del progetto: le donne?
Se è vero che molte vengono discriminate proprio perché indossano il velo (l’hijab), è anche vero che non tutte le donne musulmane lo indossano. Essere musulmana non vuol dire neanche avere tratti somatici arabi: ci sono musulmane nate e cresciute in occidente, con gli occhi chiari. Così come con tratti somatici asiatici o dell’africa subsahariana. La religione musulmana è diffusa ovunque nel pianeta, così come molte altre religioni.

Abbiamo quindi deciso di usare delle immagini di donne con tratti somatici differenziati. I loro volti emergono attraverso la griglia creata dai pattern grafici. Sono col velo? hanno i capelli in vista? Non importa. In queste rappresentazioni ci si concentra sui loro volti, sui loro sorrisi e sulla sguardo che racconta la loro intelligenza e forza morale: ci si concentra sulla loro umanità, al di là di qualsiasi accessorio indossino.

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Sito web

Il sito web, molto semplice, permette di presentare molto sinteticamente e in lingua inglese il progetto. La sezione del blog permetterà di accogliere gli aggiornamenti e le diverse azioni sui 6 territori nazionali.

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Nel sito sono state utilizzate, come corredo grafico, le illustrazioni fotografiche di donne e ragazze che emergono dalle griglie e alcune parole chiave trattate con lo stesso principio del logotipo MEET: la stessa parola, scritta in caratteri latini e arabi; due declinazioni dello stesso concetto – diverse ma uguali – che si incontrano.

Allo stesso modo sono stati impostati i modelli su canva.com, per facilitare la comunicazione social e permettere ai vari partner di progetto di lavorare in autonomia a partire dagli stessi format.

Per avere maggiori informazioni sul progetto ecco qui il link al sito: meet-project.alberodellavita.org

Simile, per contenuti e approccio anche il progetto YES, per la creazione di “Equity Defender” tra i giovani under 30 di seconda generazione che vogliono aiutare le proprie comunità.